Gli esseri umani
credono di essere dotati di un’unità concreta, ma se si osservassero
attentamente, scoprirebbero di cambiare continuamente in risposta alle
circostanze e alle persone che frequentano. Gli stimoli esterni provocano
continui turbamenti interni e cambiamenti di rotta. Tutto questo è
apparentemente normale, in quanto sembrerebbe essere insito nella “natura”
degli uomini, ma l’essere umano può ambire a un risultato ben superiore: può RIDESTARSI
e condensare un IO PERMAENTE.
Quante volte nella
mente si affollano voci e opinioni diverse, provenienti da differenti parti di
sé?!
Non di rado queste
“parti” sono anche in conflitto tra loro e provocano momenti, più o meno
lunghi, di stasi, battute d’arresto, tensioni che non si riescono a risolvere,
chiari segnali di un io frammentato.
Spesso, poi, la
situazione si sblocca quasi involontariamente, per un intervento esterno
preponderante che costringe una di queste parti a prendere una decisione,
mentre le altre sono distratte o non direttamente interessate, oppure, peggio
ancora, la situazione evolve senza che il protagonista abbia deciso alcunché.
Poniamo il caso di
un soggetto che viva da solo e che debba prendere una decisione riguardo a un
nuovo lavoro. La futura occupazione comporterebbe un miglioramento economico e
un cambio di città.
Nella sua analisi,
il nostro protagonista potrebbe cominciare con l’avvertire la vocina
responsabile che lo esorta a cogliere al volo la buona occasione, perché ha
bisogno di maggiori entrate di denaro. Poi un’altra voce, quella timida e
paurosa, presenterebbe tutte le incognite di un cambiamento professionale, per
non parlare delle incertezze derivanti dal trasferimento in un’altra città. A
questo punto si fa vivo il punto di vista del buon figlio, che mette sul piatto
della bilancia il fatto che accettare l’offerta equivarrebbe ad abbandonare i
genitori, non più tanto giovani. Un’altra voce, quella ambiziosa, troverebbe
allora il coraggio di dire: “Eh, già, se consideri solamente gli altri e ti
lasci impietosire da tutti non arriverai mai da nessuna parte!”. Un’altra
ancora farebbe capolino: “E gli amici? Tutti gli amici dove li mettiamo?
Abbandono tutti e rimango solo?”, ma l’ambiziosa risponderebbe: “Pensaci bene,
credi che Gianni, il tuo migliore amico, rinuncerebbe per non perderti di
vista? Io penso proprio di no”. E la vocina romantica: “Ma, a dirla tutta, io
non voglio separarmi dai miei genitori, e non è solamente una questione di
responsabilità. E’ che, sono sicuro, mi mancherebbero”.
E via di questo
passo.
Le possibili voci
che vorranno dire la loro sono moltissime e diverse in base al carattere, ai
bisogni, alle abitudini, all’educazione. E il bello è che ognuna di esse avrà
la pretesa di essere l’unica a dettar legge.
Nell’esempio
appena fatto, possiamo vedere bisogni e paure affacciarsi alla mente e cercare
di influire sulla decisione finale: il bisogno di sicurezza economica, il
timore del cambiamento, il senso di responsabilità, lo spettro della solitudine,
la voglia di affermarsi, il confronto con gli altri.
Queste voci non si
chiedono nemmeno se il cambiamento possa essere vantaggioso per il benessere
complessivo dell’individuo, o se la direzione sia in armonia con la strada che
il soggetto sta percorrendo, o se risponda alle sue intime propensioni, o se
sia parte integrante del suo destino o missione di vita. E questo semplicemente
perché quelle voci non sono l’unità.
Il protagonista del conflitto non
riesce a coordinare i molteplici aspetti di sé, ed entra in una fase di stallo.
Non sa come orientarsi e in questo perpetuo brusio di voci si troverà confuso e
senza direzione.
Di solito, a questo punto, scatta
la ricerca di consiglio, così si sommano i pareri di parenti, amici e
conoscenti alla già nutrita lista di valutazioni che turbinano nella mente.
Con buone
probabilità di approssimazione, sarà un evento esterno e imprevisto a fare
pendere l’ago della bilancia da una parte piuttosto che dall’altra.
Magari si ammalerà
uno dei due genitori ed egli opterà per restar loro vicino. Oppure riceverà lo
sfratto dalla casa dove risiede in affitto e deciderà di accettare l’offerta e
partire. Potrebbe anche essere che i vecchi datori di lavoro gli propongano un
aumento di stipendio così da rendere inutile il suo trasferimento. Oppure,
ancora, un impegno economico non preventivato renderà indispensabili maggiori
entrate ed egli accetterà il nuovo impiego.
Teniamo conto,
inoltre, che l’esempio citato propone due sole possibili soluzioni: accettare
il nuovo incarico o rifiutarlo. I casi della vita, però, possono essere ben più
articolati e offrire un numero maggiore di alternative, con un conseguente
incremento di brusio interno e confusione.
Provate ad andare
con la memoria a qualche avvenimento simile in cui avete dovuto esaminare una
situazione per prendere una decisione. Quante volte vi siete ritrovati in stato
di fermo? E quante a sbloccare l’incertezza è stato un bisogno divenuto
prioritario o un fatto intervenuto in maniera inaspettata?
Siamo d’accordo, dunque,
che gli uomini sono in balia di eventi esterni e bisogni interni, che li fanno
spostare continuamente, senza che dall’interno ci sia un’unità stabile capace
di presenza e coordinamento?
Se siete giunti
alla mia stessa conclusione, sappiate che siamo in buona compagnia. Sono
passati di qua molti grandi maestri del calibro di Gurdjieff, Castaneda,
Calligaris e lo stesso Gesù Cristo.
Gurdjieff esortava
a osservarsi attentamente, a diventare presenti a se stessi; Castaneda, nel suo
percorso sciamanico con Don Juan, ha imparato e divulgato l’importanza
dell’attenzione, suddividendola in prima attenzione (prerogativa del
cacciatore, destinata allo stato di veglia) e seconda attenzione (prerogativa
del sognatore, destinata allo stato di sogno); Calligaris, attraverso i suoi
studi scientifici, ha scoperto che l’essere umano si comporta come un
“fantoccio meccanico”; e Gesù stesso non invitava a svegliarsi, a prendere
coscienza di essere figli di Dio?
L’invito che deve
raccogliere chiunque sia giunto a questo stadio, ovvero alla comprensione di
avere una struttura frammentata, è quindi quello di intraprendere un percorso
di auto-osservazione e auto-conoscenza, al fine di risvegliarsi e lavorare alla
costituzione di un Io stabile.
Questo è il primo
passo dell’Alchimia, in quanto arte della trasformazione di sé e della
liberazione spirituale.
Nessun commento:
Posta un commento