giovedì 11 ottobre 2012

Frammenti di sé

Gli esseri umani credono di essere dotati di un’unità concreta, ma se si osservassero attentamente, scoprirebbero di cambiare continuamente in risposta alle circostanze e alle persone che frequentano. Gli stimoli esterni provocano continui turbamenti interni e cambiamenti di rotta. Tutto questo è apparentemente normale, in quanto sembrerebbe essere insito nella “natura” degli uomini, ma l’essere umano può ambire a un risultato ben superiore: può RIDESTARSI e condensare un IO PERMAENTE.

Quante volte nella mente si affollano voci e opinioni diverse, provenienti da differenti parti di sé?!
Non di rado queste “parti” sono anche in conflitto tra loro e provocano momenti, più o meno lunghi, di stasi, battute d’arresto, tensioni che non si riescono a risolvere, chiari segnali di un io frammentato.
Spesso, poi, la situazione si sblocca quasi involontariamente, per un intervento esterno preponderante che costringe una di queste parti a prendere una decisione, mentre le altre sono distratte o non direttamente interessate, oppure, peggio ancora, la situazione evolve senza che il protagonista abbia deciso alcunché.

Poniamo il caso di un soggetto che viva da solo e che debba prendere una decisione riguardo a un nuovo lavoro. La futura occupazione comporterebbe un miglioramento economico e un cambio di città.
Nella sua analisi, il nostro protagonista potrebbe cominciare con l’avvertire la vocina responsabile che lo esorta a cogliere al volo la buona occasione, perché ha bisogno di maggiori entrate di denaro. Poi un’altra voce, quella timida e paurosa, presenterebbe tutte le incognite di un cambiamento professionale, per non parlare delle incertezze derivanti dal trasferimento in un’altra città. A questo punto si fa vivo il punto di vista del buon figlio, che mette sul piatto della bilancia il fatto che accettare l’offerta equivarrebbe ad abbandonare i genitori, non più tanto giovani. Un’altra voce, quella ambiziosa, troverebbe allora il coraggio di dire: “Eh, già, se consideri solamente gli altri e ti lasci impietosire da tutti non arriverai mai da nessuna parte!”. Un’altra ancora farebbe capolino: “E gli amici? Tutti gli amici dove li mettiamo? Abbandono tutti e rimango solo?”, ma l’ambiziosa risponderebbe: “Pensaci bene, credi che Gianni, il tuo migliore amico, rinuncerebbe per non perderti di vista? Io penso proprio di no”. E la vocina romantica: “Ma, a dirla tutta, io non voglio separarmi dai miei genitori, e non è solamente una questione di responsabilità. E’ che, sono sicuro, mi mancherebbero”.
E via di questo passo.
Le possibili voci che vorranno dire la loro sono moltissime e diverse in base al carattere, ai bisogni, alle abitudini, all’educazione. E il bello è che ognuna di esse avrà la pretesa di essere l’unica a dettar legge.
Nell’esempio appena fatto, possiamo vedere bisogni e paure affacciarsi alla mente e cercare di influire sulla decisione finale: il bisogno di sicurezza economica, il timore del cambiamento, il senso di responsabilità, lo spettro della solitudine, la voglia di affermarsi, il confronto con gli altri.
Queste voci non si chiedono nemmeno se il cambiamento possa essere vantaggioso per il benessere complessivo dell’individuo, o se la direzione sia in armonia con la strada che il soggetto sta percorrendo, o se risponda alle sue intime propensioni, o se sia parte integrante del suo destino o missione di vita. E questo semplicemente perché quelle voci non sono l’unità.
Il protagonista del conflitto non riesce a coordinare i molteplici aspetti di sé, ed entra in una fase di stallo. Non sa come orientarsi e in questo perpetuo brusio di voci si troverà confuso e senza direzione.
Di solito, a questo punto, scatta la ricerca di consiglio, così si sommano i pareri di parenti, amici e conoscenti alla già nutrita lista di valutazioni che turbinano nella mente.
Con buone probabilità di approssimazione, sarà un evento esterno e imprevisto a fare pendere l’ago della bilancia da una parte piuttosto che dall’altra.
Magari si ammalerà uno dei due genitori ed egli opterà per restar loro vicino. Oppure riceverà lo sfratto dalla casa dove risiede in affitto e deciderà di accettare l’offerta e partire. Potrebbe anche essere che i vecchi datori di lavoro gli propongano un aumento di stipendio così da rendere inutile il suo trasferimento. Oppure, ancora, un impegno economico non preventivato renderà indispensabili maggiori entrate ed egli accetterà il nuovo impiego.
Teniamo conto, inoltre, che l’esempio citato propone due sole possibili soluzioni: accettare il nuovo incarico o rifiutarlo. I casi della vita, però, possono essere ben più articolati e offrire un numero maggiore di alternative, con un conseguente incremento di brusio interno e confusione.

Provate ad andare con la memoria a qualche avvenimento simile in cui avete dovuto esaminare una situazione per prendere una decisione. Quante volte vi siete ritrovati in stato di fermo? E quante a sbloccare l’incertezza è stato un bisogno divenuto prioritario o un fatto intervenuto in maniera inaspettata?

Siamo d’accordo, dunque, che gli uomini sono in balia di eventi esterni e bisogni interni, che li fanno spostare continuamente, senza che dall’interno ci sia un’unità stabile capace di presenza e coordinamento?
Se siete giunti alla mia stessa conclusione, sappiate che siamo in buona compagnia. Sono passati di qua molti grandi maestri del calibro di Gurdjieff, Castaneda, Calligaris e lo stesso Gesù Cristo.

Gurdjieff esortava a osservarsi attentamente, a diventare presenti a se stessi; Castaneda, nel suo percorso sciamanico con Don Juan, ha imparato e divulgato l’importanza dell’attenzione, suddividendola in prima attenzione (prerogativa del cacciatore, destinata allo stato di veglia) e seconda attenzione (prerogativa del sognatore, destinata allo stato di sogno); Calligaris, attraverso i suoi studi scientifici, ha scoperto che l’essere umano si comporta come un “fantoccio meccanico”; e Gesù stesso non invitava a svegliarsi, a prendere coscienza di essere figli di Dio?

L’invito che deve raccogliere chiunque sia giunto a questo stadio, ovvero alla comprensione di avere una struttura frammentata, è quindi quello di intraprendere un percorso di auto-osservazione e auto-conoscenza, al fine di risvegliarsi e lavorare alla costituzione di un Io stabile.

Questo è il primo passo dell’Alchimia, in quanto arte della trasformazione di sé e della liberazione spirituale.

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